Quella sfiancante solitudine, che ti distrugge con il suo vuoto e l’inerzia che ti prende e non ti lascia andare via: non è affatto semplice…
Quella sfiancante solitudine figlia del dolore e di troppi vuoti…
La verità è che la solitudine è sfiancante: badate bene, quando parlo di solitudine non intendo esclusivamente la solitudine di chi è solo a tutti gli effetti, di chi non ha nessuno accanto, perché – e vi assicuro che l’ho scoperto a mie spese – ho capito che si può essere da soli anche essendo in compagnia, anche avendo tanta gente intorno. Alla fine, credo che se hai tante persone intorno ma non ne hai una accanto quando hai realmente bisogno, nel momento in cui hai reale necessità di qualcuno che ti tenda una mano, allora sei ugualmente da solo, nonostante quelle tante persone che possono essere all’interno della tua vita! Ed ecco perché mi rendo conto che la solitudine è sfiancante, altamente svilente, capace di frantumarti attraverso quel vuoto con cui hai a che fare, attraverso tutte quelle cose che ti rendi conto non andare per come dovrebbero, attraverso quell’andare avanti per inerzia in mezzo all’insoddisfazione, alla precarietà, con quel grande senso di nulla con cui continui a combattere giorno per giorno, specialmente quando ti rendi conto che urli ma nessuno ti sente, che la tua voce e le tue necessità non giungono all’orecchio di nessuno, che la tua sofferenza ed insoddisfazione lascia indifferenti la maggior parte della gente. Sì, potresti reagire, urlare, dimenarti, far sentire davvero la tua voce, ma sarebbe totalmente inutile, soprattutto quando hai a che fare con chi – volontariamente – ti ignora, perché, come disse il famoso saggio, “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire!” Ecco perché diventa svilente vivere la solitudine, perché non è soltanto il vuoto di chi non ha nessuna accanto, ma anche il vuoto di chi urla e non viene ascoltato, di chi vorrebbe aiuto ma viene ignorato.
E vi posso assicurare che, probabilmente, in questo modo fa anche più male!