Poi, semplicemente, ti spegni. Finisce così, silenziosamente, e te ne rendi conto, ma non sai che cosa fare tranne che restare così, senza dire nulla…
Poi, semplicemente, ti spegni. Ed è una sensazione bruttissima…
Poi accade che ti spegni. Spegni te stesso, si smorza l’entusiasmo ci progetti, la voglia di crederci, di sperare, di andare avanti, di guardare oltre. Si spegne, tutto si spegne. Proprio come una pianta che non ha più acqua, che non viene più abbeverata e muore lentamente ingiallendo sotto il tempo che corre e non torna, sotto il peso di occasioni e giornate perdute, sotto il peso di tutti quei progetti e quei desideri che cadono nell’immenso tritacarne del dimenticatoio, che si perde come qualsiasi cosa che cade nello spazio, ed intraprende un viaggio senza fine verso il vuoto, cadendo verso l’infinito e perdendosi per sempre.
Alla fine, ci si spegne così, silenziosamente, quasi per caso, ma coscientemente: lo sai che stai perdendo voglia e speranza, che i tuoi desideri si stanno affievolendo e tu, fermo lì, stai semplicemente andando via a poco a poco, stai semplicemente diventando arido e secco, senza acqua e senza quella naturale voglia e bisogno di alimentare i sogni… Alla fine, resta solo un silenzio che sembra di essere in mezzo al deserto, e ti rimane solo questo grande, silenzioso, assurdo dolore dentro, che ti domandi come sia potuto accadere, come ci si sia arrivati, ma poi osservi meglio, ti guardi alle spalle, e ripensi a tutti quei pomeriggi trascorsi nel vuoto e nel silenzio, a sperare che quel silenzio si distruggesse e si riempisse di risate e speranze, di vita e gioia, ma la sola cosa che hai trovato è la luce di un pomeriggio, trascorso a sentire le cicale dentro l’ennesima occasione persa, nei frangenti di vita che nessuno ti darà mai più uguale.
Il tempo che passa e che corre, non tornerà mai più. E alla fine, in un modo o nell’altro, va a finire che ti spegni. E il motore non riparte più.