“Lui non era un bravo ragazzo”: l’ennesimo caso di femminicidio obbliga a delle riflessioni, e ci invita a non cadere nella trappola della generalizzazione…
“Lui non era un bravo ragazzo”: è il momento di riflettere.
Ancora una volta, ci troviamo a commentare l’ennesimo femminicidio: sinceramente ho perso il conto di quante vittime si siano verificate dall’inizio di quest’anno. La dinamica è sempre quella, ovvero di uomini “che la fanno pagare” alle donne: chissà quale malefico e perverso meccanismo si innesta nella mente di costoro… Alla fine, importa decisamente poco: ciò che importa è ciò che vediamo e leggiamo da ormai troppo tempo.
Premettendo, quindi, che chiunque uccide un suo simile non deve assolutamente essere giustificato, e che nessun modo si può mai perdonare o comprendere chi decide di ergersi al padrone della vita altrui, decidendo per il suo vivere o per il suo morire, c’è una cosa che mi fa riflettere. Ho letto tante troppe volte, specialmente nell’ultimo, eclatante caso di cronaca che i telegiornali ci hanno, purtroppo, ulteriormente raccontato, di come l’aggressore venisse definito “un bravo ragazzo”, incapace di fare male anche solo ad una mosca. Eppure, I risultati li abbiamo visti tutti…
Al netto di questo, mi fa un po’ paura pensare che si possa, anche solo lontanamente, cadere nel bias, nella trappola del fare “di tutta l’erba un fascio”: pur con l’assoluta consapevolezza di come, questo, non sia minimamente il momento adatto per fare sterili polemiche – e lungi da me anche solo lontanamente pensare di farlo – vorrei dire che i bravi ragazzi, le brave persone, esistono davvero. Lo spettro della banalizzazione, della generalizzazione, talvolta, ricompare, e mi fa pensare e riflettere, giungendo alla conclusione di quanto possa essere ugualmente violento ed errato assimilare tutti i tipi di uomini sotto uno stesso stereotipo che – non si capisce bene perché e secondo quale principio – dovrebbe accomunarli tutti! Generalizzare è pericolosissimo: non siamo tutti santi e non siamo tutti stronzi, ma ognuno è una storia a sé, con un carattere a sé ed un modo di pensare a sé. E si: rivendico il diritto di essere DAVVERO un bravo ragazzo senza, per forza, essere accomunato a persone che non dovrebbero neppure lontanamente essere chiamate tali!
E adesso, è solo il momento del silenzio, della riflessione, e del doversi fare un bell’esame di coscienza: mentre tutti urlano come le scimmie allo zoo, mentre tutti aprono la bocca parlando di cose che, verosimilmente, neppure sanno, il silenzio è quanto di più prezioso possa esistere in un così tragico momento. Il resto è fuffa. E sinceramente, è altamente fuori luogo.