La violenza del silenzio, e quel dolore che non smette di urlare la sua presenza, nonostante tutto, nonostante il tempo passato…
La violenza del silenzio, e tutto il male che resta…
Qualche giorno fa, riflettevo sul senso che ha avuto subire sulla mia pelle una violenza nascosta e silenziosa: credi che certi comportamenti siano solo il frutto del carattere di una persona, ma è proprio nel momento in cui inizi a pensare qualcosa di simile che sei già dentro una dinamica di vera manipolazione mentale. Vieni punito attraverso il silenzio, attraverso la sparizione volontaria, il vuoto, attraverso un silenzio creato ad arte per farti soffrire, ed inizialmente pensi che, “vabbè, magari è solo carattere”: la manipolazione, poi, continua quando la persona ti dice “eh, ma cosa vuoi… Io sono fatta/o così… Quando sento qualcosa che non va mi chiudo, mi chiudo “a riccio”, mi chiudo in me stesso/a…
Pensi di aver fatto qualcosa di errato: pensi che sei tu il problema, che hai sbagliato qualcosa, che non avresti dovuto dire, pensare, immaginare, e vai avanti a metterci sempre più cuore, mentre dall’altra parte ricevi sempre più male, sempre più ferite inferte senza che tu riesca ad accorgertene. Poi, arriva un momento in cui vuoi mettere le cose in chiaro, in cui capisci che non puoi sempre sottostare ad un comportamento che, erroneamente, all’inizio potevi anche giustificare, ma con l’andare del tempo è divento talmente tanto palese da non potere essere più considerato come una parte del “comportamento” di quella persona. ed ecco che è proprio in quel preciso istante che diventi una persona “scomoda”, una persona che ha preso il brutto vizio di cominciare a ragionare e aprire gli occhi, che non può più essere manipolata a piacimento. In quel caso, non vale più la pena continuare la farsa: la persona non ha più modo di manipolarti, non servi più, non sei più necessario a far crescere il suo ego ed il controllo mentale che quella persona ha su di te, e per questo motivo, semplicemente, ti scarta attraverso l’abbandono. Non prima di averti dato la colpa. “Eh, tu lo hai voluto: io avrei voluto, ma tu mi hai portato a questo”. Parole che suono maledettamente familiari.
E così, di tutto quel magico amore che sembrava legarvi all’inizio, rimane un gigantesco ed insensato vuoto, figlio della consapevolezza che la persona che hai davvero davanti, purtroppo, non è affatto quella persona di cui ti sei innamorato, a cui hai dato il tuo cuore, a cui avresti dato ogni singolo istante della tua vita e del tuo futuro. Resta solo la triste consapevolezza del vuoto che ti è rimasto, e della tua anima squarciata dalle ferite che tutto quel male ti ha disegnato addosso.
E ve lo giuro, fa male. Fa malissimo.