Ingannarci per non farci del male: prendere in giro noi stessi per non sentire ancora più forte il dolore di qualcosa che non cambia…
Ingannarci per non farci del male, perduti nel silenzio e nel triste vuoto…
La nostra vita, a volte, è una sorta di “lucido inganno”, in cui siamo proprio noi stessi a prenderci in giro per non farci del male!
Fateci caso: ad ognuno di noi saranno capitati quei periodi di stasi, di stop più o meno forzato, in cui non sappiamo bene che pesci prendere, in cui non sappiamo che fare, magari per aver perso una relazione importante, o magari per aver perso il lavoro, con tutte le conseguenze che ciò comporta non solo a livello pratico, fisico, ma anche a livello prettamente personale, psicologico, con quel terribile senso di totale inutilità che si prende il pieno possesso di te, e ti getta in mezzo al mare delle più brutte ansie e dei più brutti e spiacevoli pensieri… Ecco: è esattamente in quel momento che ti rendi conto di come la vita, spesso, sia fatta anche di un lucido “prendersi in giro”, di un lucido mentire a noi stessi per cercare di sentire meno il dolore e la paura.
Ognuno, in fondo, lo fa a modo suo: c’è chi si racconta la solita storia del “domani andrà meglio, le cose possono cambiare, possono andare diversamente e chi decide di reinventarsi, magari torna a mettersi a studiare, si reinventa ed approfondisce studi e conoscenze approfittando di un periodo di stop che, nella quasi totalità dei casi, non si è neppure andato a cercare. Tutto è lecito e tutto va bene per cercare di impegnare la mente, per cercare di non pensare, ancora, alla paura di un domani che non esiste più, al dolore e alla paura, all’ansia di chi perde il lavoro e non sa che ne sarà di sé…
È un lucido prendersi in giro perché, é chiaro, quel tornare a studiare, a reinventarsi, di certo non ti metterà a tavola un piatto di pasta, non pagherà l’affitto, non ti darà serenità, ma quasi ti convinci che non stai affatto restando con le mani in mano! Qualcuno, forse per evitare di affrontare una realtà fin troppo dolorosa, riassume il tutto con la parola “strategie di sopravvivenza”, giustificando quel tornare a reinventarsi, quel continuare ad illudersi di un miracoloso cambiamento come l’occasione unica ed ideale per sentire meno la sofferenza, cambiando, reinventando il modo di pensare…
Forse è soltanto un mero, classico, prenderci in giro, non lo so. Forse è il modo che la nostra mente ha per cercare di mettere un freno alla sofferenza. O forse, è solo il frutto di una lucida disperazione a cui è veramente difficile scappare…