Fotocopie di dolore, impresse nelle giornate e nel tempo che scorre senza riuscire a darti ne tregua ne serenità: un ciclo che si ripete nel silenzio…
Fotocopie di dolore, nel vuoto del silenzio…
Ci sono giorni che non sono altro che vecchie, ingiallite, tristi fotocopie di dolore: il tempo passa, si moltiplica, prosegue, si dilegua, tutto atrocemente uguale, tutto identico, tutto come il giorno che è passato, identico al giorno che è, preciso al giorno che verrà. Tutto resta immobile, calato in quel dolore che non passa, in quell’ansia di vivere, in quel maledetto, stupido grigiore che è il tempo che va via senza che tu possa recuperarlo, senza che tu possa prenderlo, senza che tu possa far nulla per farlo rimanere li dov’è. E quelle fotocopie, talvolta, diventano brividi; diventa il brivido dello spreco, del tempo andato e perduto, di quello che hai perso, di quello che non hai ancora, mentre il tic tac” dell’orologio al muro si fa sempre più forte ed incessante, e più passa il tempo più perdi le parole e le speranze, più non sai a cosa aggrapparti per cambiare le cose, per renderle diverse, per dare una svolta a ciò che non riesce a svoltare, a ciò che non riesce a cambiare.
La paura si fa presto ansia, ed il tempo si distrugge passo per passo, e tu non sai cosa puoi ancora stringere forte tra le mani per non sentire quella rabbia e quel maledetto dolore che non passa, quella paura che senti addosso sulla tua pelle, che riesci a decifrare ad ogni suo singolo battito e che ti lascia passare la notte a guardare il soffitto e le ombre disegnate sul muro dalle auto che sfrecciano, che vanno via lontane, chissà dove. Resta questa paura, non se ne va, non riesci a farla andare via: non riesci più a cambiare le cose, non riesci più a fare si che tutto possa prendere una piega diversa. No. Non ci riesci e non sai che cosa fare.
Hai solo paura, e nessuno se ne rende conto.