Cosa rimane per non arrendersi? A cosa tenersi ben saldi per cercare di andare avanti mentre tutto, intorno a te, si distrugge inesorabilmente?
Cosa rimane per non arrendersi? Cosa resta quando tutto si distrugge?
Facciamo tutti troppo facile a ripetere agli altri di non arrendersi, di crederci ancora, di andare avanti, di continuare a pensare che le cose potranno andare diversamente da così, ma quando non ti è rimasto più nulla, quando non ti è rimasta la salute, l’amore, il lavoro (e ci sono decine di casi così!), a cosa puoi aggrapparti per credere che le cose cambieranno? La speranza è troppo generica, troppo aleatoria contro una vita che pretende dati concreti, che pretende concretezza vera, che pretende reale produttività e della speranza non sa proprio cosa farsene: in fondo, non è nemmeno così strano che la vita chieda fatti concreti e non belle storie con cui illudersi! Si chiama VITA proprio perché è vera, e non è una bella storiella da mandare avanti a suon di speranze, di illusioni, di convincimenti che non sai nemmeno se e dove ti porteranno!
Talvolta, essere delle persone realiste, vere, che guardano alla realtà dei fatti senza troppi giri di parole, comporta proprio questo: avere concretezza e consapevolezza di quando non ci sia più niente da sperare, più niente da giocare, più niente in cui continuare a credere, perché gli argomenti sono terminati! In determinati periodi della mia vita, ho vissuto – e talvolta vivo – il totale azzeramento delle speranze: quando rimani senza più nulla, ma davvero nulla, a cosa puoi e devi aggrapparti per pensare ad un cambiamento? Quale cambiamento, poi? Quale miracolo? Quale bella storiella raccontata dietro il “vedrai che le cose cambieranno”… Si, tutto meraviglioso, se pensiamo soltanto al senso della frase fine a se stessa, all’intento, alla speranza che le cose, prima o poi, potranno divenire diverse in qualche modo, ma la vita se ne frega delle belle speranze e delle belle frasi. La vita vuole la concretezza dei fatti, delle cose vere e concrete, tangibili, ed è tangibile solo quello che esiste realmente e si può concretizzare nella produttività constatabile.
E’ per questo che ho smesso di credere alle belle favolette, perché – per quanto male faccia ammetterlo – non mi hanno mai portato da nessuna parte. Se, nella vita, non mi fossi sempre mosso da me, altro che speranza, altro che “vedrai che le cose cambieranno”. E ancora una volta, anche adesso mi ritrovo a dovermi muovere. Non so neanche io come ne da dove cominciare, solo contro tutto e senza sicurezze confortanti. E’ un dolore difficile da superare, è una continua ansia che non so neppure dove mi porta.
Ancora una volta, da solo. A dover capire che fare per rialzarmi.