Il mio piccolo, grande contributo ai 100 anni della Radio

Il mio piccolo grande contributo ai cento anni della radio

Il mio piccolo, grande contributo ai 100 anni della Radio: il racconto di una grande passione nella data di un importante anniversario!

Il mio piccolo, grande contributo ai 100 anni della Radio: una passione che non smette mai!

Il 6 ottobre 1924 nasceva la radio: allora non c’erano diecimila emittenti, come adesso, ma c’era la URI, Unione Radiofonica Italiana. Il primo annuncio, con l’inizio delle trasmissioni, arrivò alle ore 21: un quartetto eseguì l’opera “Hayden”. Si può dire che, in cento anni, la radio si è completamente stravolta: dall’avvento delle radio libere passando alle nuove tecnologie, il DAB, lo Streaming, le implementazioni più moderne esistenti e tutto il resto.

Da parte mia, sento un grande moto di orgoglio nel poter dire che, nell’arco di questi cento anni, anche io ho fatto – e faccio ancora adesso – la mia parte importante: ho iniziato a fare lo speaker alla radio che avevo 14 anni in una realtà sperduta, a “Settecamini”, quartiere di Roma. Era una piccola radio che trasmetteva dall’oratorio di una chiesa di Quartiere: ricordo molto bene l’emozione di quei momenti, così come ricordo quante emozioni, quanto batticuore, ma, principalmente, quanta consapevolezza nasceva in me man mano che le parole scorrevano veloci, ed io mi sentivo incredibilmente a mio agio in quel mondo fatto di microfoni, materiali fonoassorbenti, valvole, leve, monitor e vetri spessi.

Stare dietro un microfono, ancora adesso che ho decenni di esperienza sulle spalle, continua a darmi lo stesso, medesimo, identico brivido. Uguale al primo giorno. Ma ancor di più, stare dietro un microfono ti da la grande consapevolezza e responsabilità del mezzo con cui hai a che fare. Quando il regista ti fa il segno di poter partire, e tu inizi a parlare, sei consapevole di stare raggiungendo, potenzialmente, tutto il mondo (ormai, con le moderne tecnologie, lo possiamo dire ampiamente!), ma sai che stai raggiungendo persone che ti ascoltano in auto, persone che sono sole, persone nelle carceri, persone negli ospedali, persone nelle case di riposo, ed è per questo che ti rendi conto di quanto sia importante rispettare questo mezzo veicolando messaggi sempre con la massima educazione e rispetto verso chi ti sta ascoltando, anche se non lo vedi.

E allora, potrei ancora continuare per ore, ma la sola cosa che posso dire è AUGURI CARA RADIO. Continua a farci emozionare, come fai da 100 anni!

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