Saper riconoscere la sofferenza degli altri è un dono, quasi una sorta di “potere” che acquisisci dopo aver sofferto tu stesso, per primo, tante volte!
Saper riconoscere la sofferenza degli altri: un “potere” riservato a pochissime persone…
L’aver sofferto tanto nella vita ti porta a riconoscere la sofferenza delle altre persone senza neanche troppa fatica: è quello che mi è accaduto proprio questa sera, mentre camminavo perso nei miei pensieri, nelle mie profonde tristezze, nelle delusioni e nelle sensazioni delle giornate che si ripetono e si susseguono, in mezzo al fresco della sera, attorniato dall’indifferenza delle persone e delle auto che passavano per andare chissà dove, correndo chissà verso quale luogo. Camminando lungo il marciapiede ho visto una ragazza portarsi le mani agli occhi: abbiamo fatto un tratto di strada insieme, ma lei non se ne è accorta. Però, ho notato che continuava a piangere correndo silenziosamente proprio lungo il marciapiede reso scuro dalla poca luce tutto intorno. Poi, ad un tratto, l’ho vista entrare dentro un’aiuola per andarsi a sedere su di un muretto vicino: si guardava intorno e continuava a piangere senza fermarsi. Ovviamente, non potevo fare finta di niente, così le ho chiesto se fosse tutto a posto e se avesse bisogno d’aiuto: inizialmente mi ha soltanto fatto un cenno con il viso, ma io ho insistito nel cercare di capire cosa stesse accadendo. In quel momento ho capito che era una donna straniera, verosimilmente russa o polacca per via del suo accento: mi ha detto “stai tranquillo, non è successo niente, ti ringrazio”, con la tipica cadenza russa o, appunto, forse polacca, non lo so. Ho atteso ancora un po’ e, quando ho visto che si era ripresa ed era rientrata a casa, sono andato via. Mi ha colpito quella scena perché, in fondo, mi sono rivisto in quella donna: ho perso il conto delle sere trascorse a piangere di nascosto lungo le strade e i marciapiedi, senza che nessuno se ne accorgesse, senza che nessuno mi chiedesse come stessi, senza che nessuno ascoltasse tutto il dolore che avevo dentro, e quando ho visto quella ragazza, io stesso mi sentivo come lei, e, paradossalmente, sembra quasi che mi sia sentito sollevato dal sapere che c’era qualcuno che stava provando le mie stesse sensazioni, la mia stessa forma di dolore. Mi fa rabbia rendermi conto che c’è qualcuno capace di riduci in questa maniera: mi fa rabbia la consapevolezza di tutte quelle lacrime e di tutto quel dolore che sembra non avere forma, senso e significato. Mi fa rabbia che qualcuno ci abbia distrutto consapevolmente e con la lucida voglia di farci del male, sapendo che avremmo sofferto, senza fregarsene completamente del nostro dolore, e vorrei credere che il Karma esista, che questa gente possa rendersi conto di quanto inutili siano, di quanto insignificanti possano essere.
Vorrei, davvero, ma ormai conosco troppo bene la vita per continuare a vivere di stupide illusioni…