L’amore è solo un contratto: banalizzare così il sentimento è qualcosa che non sono mai riuscito a sopportare. E vi spiego anche perché.
L’amore è solo un contratto: troppo banale pensarla così!
Poco prima di iniziare a scrivere questo articolo, stavo leggendo la notizia secondo cui le coppie sposate e in crisi potranno chiedere divorzio e separazione nello stesso giorno.
Al netto del fatto che ognuno conosce la propria storia, ed ognuno è padrone di viverla come meglio crede, secondo le proprie dinamiche, inseguendo la propria felicità, descrivendo la parola FINE quando reputa che non ci sia più spazio di manovra per continuare a far vivere un rapporto, un’amicizia, un amore (nonostante faccia molto male, e vi parla una persona che non ha mai lasciato nessuno, è che ancora adesso crede – come suo principio fondante – che l’amore non si distrugge ma si tutela, si aggiusta, si porta avanti!), ho sentito dire tante e troppe volte nella vita che “l’amore è soltanto un contratto”.
Se devo essere sincero, questa banalizzazione dell’amore, questa riduzione a mera spiegazione giuridica, è davvero svilente, e non rende affatto giustizia alla bellezza, all’importanza, alla solennità del sentimento dell’amore! Sia chiaro: magari sono sbagliato io, eh! Magari sono io che non ho ancora imparato a non soffrire le pene dell’amore, magari entrando proprio in un’ottica così banale e superficiale come quella che riduce l’amore a mero contratto di natura giuridica, ma devo ammettere che mi mette tristezza – e sinceramente anche un po’ paura – chiunque vada a banalizzare un’esperienza così meravigliosa e totalitaria come può essere l’amore.
Tralasciando l’aspetto e gli affetti giuridici normali e previsti dalla Legge, l’amore non può soltanto essere un contratto firmato dalle parti, come se acquistassi un’automobile, come se andassi in banca! I nostri cuori non sono certo carta bollata da timbrare e vidimare, ma sono quanto di più bello e profondo la vita ci possa offrire! Non riesco ad immaginare che l’amore sia solo un nero contratto, uno scambio di intenti, un accordo stilato davanti ad un pubblico ufficiale, e non posso certo credere che lo si possa ridurre a così poco, come se fossimo automi senza cuore, robot, algoritmi programmati per programmarsi secondo precise dinamiche!
Tuttavia, lo ripeto, non escludo che sia io a sbagliare: non escludo che la mia visione sempre troppo romantica, sempre troppo affezionata, non sia proprio il vettore della massima sofferenza. Perché, forse, in fondo, non ho ancora imparato che l‘amore ti dà tanto, certo. Ma può davvero toglierti tutto!