In questo silenzio, dove tutto si perde, dove tutto resta statico, fermo, immobile, a non capire più cosa vale e cosa conta davvero…
In questo silenzio resta solo l’amaro suono del dolore…
Resta poco o nulla di quelle che parti di te che perdi dentro il silenzio: le perdi silenziosamente e silenziosamente vanno via come se ne vanno le farfalle verso il sole, e ti rimane solamente il tempo di restare guardare, senza forze e senza fiato, mentre da qualche parte sembrano perdersi questi attimi fatti di vuoto, in cui non trovi e non senti nemmeno le parole, in cui cerchi qualcosa che non c’è o che, forse, nemmeno tu sai cosa sia… Resta questo senso di vuoto, questo senso di incompiuto, di rimasto a metà, mentre le pagine della vita scorrono e tu resti indietro, senza nemmeno riuscire a capire che cosa ti è rimasto e cosa hai già perduto e hai alle spalle. Resta questo dolore che non lascia scampo, questo vivere nel caldo di giornate senza respiro, di momenti illuminati da una luce enorme che, paradossalmente, si perde nel buio del vuoto, come quei pomeriggi senza fine fatti di tutto quel silenzio che non va via, e lascia spazio solo ad altri pensieri che si accumulano, uno sull’altro.
Il sole se ne va, e un altro giorno lascia spazio al vuoto a cui ha fatto da cornice, come un quadro dipinto su una tela vuota: il cielo diventa colore dell’oro nel tramonto in cui si perdono parole e momenti, frasi e sensazioni. Resta questo grande vuoto a fare da sottofondo a quello che rimane: resta la voglia di cambiare le cose che, poi, sono sempre le stesse, e rimangono dentro questa stasi vischiosa, come le sabbie mobili, in cui restare ingabbiati senza riuscire a vedere altro che un vuoto che lascia senza più parole e fiato. Passano i giorni, le ore, e di questo vuoto resta un silenzio che urla la sua presenza: non è affatto vero che il silenzio non lo senti, Il silenzio lo senti eccome: urla anche più della confusione.
E a volte, troppe volte, diventa insopportabile.