Lo so soltanto io il male che fa… Non lo sai di certo tu, che non hai mai provato quello stesso dolore che hai scatenato sugli altri…
Lo so soltanto io il male che fa… Io, e nessun altro.
Lo so solo e solamente io il male che fa: tu non hai mai capito niente di me, non hai mai compreso il mio dolore, la mia sofferenza, le mie ferite, e sei soltanto stata in grado di usarle per ferirmi ancora di più.
Lo so soltanto io il male che fa: tu non sai cosa si prova a ritrovarsi da soli, a perdersi per la città, una sera, in mezzo alla pioggia, a piangere mentre le gocce bagnano i vetri e tu sei da solo in macchina. Non lo sai che cosa significa sentirsi distrutti e sentire la mancanza di qualcuno mentre quella persona è felice e giuliva a godersi la vita, a fottersene del male fatto agli altri, del cuore che ha distrutto a mille pezzi. In fondo, ma chi cazzo se ne frega, no? Lo so soltanto io il male che fa, quando sai che hai donato te stesso e le parti più nascoste di te ad una persona che ha usato le tue fragilità e le tue debolezze per distruggerti in mille pezzi: e pensare che non mi azzarderei MAI ad usare la fragilità di una persona come arma per farle del male, eppure non hai avuto nessuna remora nel farlo con me. Ricordo bene che, un giorno, dicesti che “conoscevi la mia paura dell’abbandono, essendo che l’avevo provata diverse volte”, eppure non hai perso tempo nel volerla usare proprio per ferirmi e farmi ancora più male…
Lo so soltanto io il male che fa, quando urli il tuo dolore e ti senti dire che “ti piangi addosso, che fai la vittima”: mettetevi, prima, nei panni di chi sta soffrendo, ascoltate la sua storia ed il suo dolore, e solamente allora capirete che, probabilmente, quella persona non si sta sterilmente “lamentando”, ma sta raccontando il suo triste e buio vissuto di dolore… Lo so soltanto io il male che fa quando l’ultimo amico se n’è andato, e vorresti anche che passasse che la colpa è tua, specie quando, di fondo, ti sei veramente stancato di subire, di essere invisibile, di non avere nessuna voce. Qual è il prezzo di un amicizia? Quello di essere una persona totalmente invisibile? Quello di essere una persona che non ha nessun diritto a poter dire la propria? O quella di dover anche subire i sensi di colpa fasulli di chi pretende di muovere i tuoi fili?
Lo so solo e soltanto io cosa significa doverti inventare qualcosa per non sentire il dolore che hai dentro: ma che cazzo ne parlo a fare a te, che non hai mai capito niente di me, che non hai mai capito cosa significa doverti sudare qualcosa, dover conquistare qualcosa con il sudore ed il sacrificio… Che cazzo parlo a fare con te che hai sempre avuto tutto bello e pronto, servito senza nessuna fatica: non mi puoi comprendere, non puoi capire cosa prova una persona che non ha nessuno, che non può davvero fare affidamento su nessuno, perché la vita è stata bastarda ed ingrata nei suoi confronti, perché le ingerenze e le convergenze delle situazioni hanno fatto si che una persona pianga colpe che non sono nemmeno le sue. Che cosa ne puoi capire tu? Che cosa puoi capire, tu, di cosa significa veramente soffrire, di cosa significhi essere davvero solo come un cane, davvero solo con se stessi, davvero solo in balia delle situazioni che sono più grandi di te, e che, purtroppo, spesso ti ritrovi a subire senza avere nessuna, effettiva, colpa… Tu non sai neanche cosa significa la paura del vuoto, delle responsabilità sulle spalle, delle serate dentro il silenzio in cui devi cercare di fare qualcosa, in cui devi cercare di scappare via dal buio, dal niente che hai intorno. No, non lo sai nemmeno: tu non sai neanche cosa sia quel dolore che senti quando sei rimasto da solo, quando la vita ti crolla addosso improvvisamente e rimani fermo a guardare le macerie che sono rimaste, e molte di quelle macerie le hai proprio lasciate tu, che sapevi il male che m’avresti fatto. Tu non lo sai che significa sentire la distruzione dentro e sapere che qualcuno, nel frattempo, è a fottersene di te. Tu non lo sai, non lo hai mai provato, non lo puoi capire, non mi puoi capire, non mi puoi comprendere.
Lo so soltanto io il male che fa. E forse, da qualche parte nel mondo, nella città, nell’universo, c’è qualcuno che può capirlo come me… Ma quella persona non sei tu, non sarai mai tu, che hai sempre avuto tutto e senza nessuna fatica. Resto in piedi per miracolo, spinto non so neanche da che cosa, ma resto in piedi a guardarmi le ferite, a sentire il dolore dentro, e la sola che mi chiedo, in giornate come queste, in momenti distruttivi come questi, è PERCHE. Questa è la domanda che mi chiedo e che continuo a ripetermi. Perché. Ma nessuno sa darmi una risposta. Ma che cazzo ne parlo a fare con te, che non sai neanche cosa significhi il sacrificio. Che ne parlo a fare con chi sa soltanto dire “reagisci”, ma quando lo inviti a guardare la realtà in faccia si chiude nel mutismo. Che ne parlo a fare con chi non ha mai capito la mia storia, con chi non ha mai capito e visto le mie ferite.
Che cazzo ne parlo a fare…