Camminando sul vuoto, su di un filo nascosto e quasi impercettibile che, spesso, si scuote e cerca di farmi cadere giù, Resistere è sempre più difficile…
Camminando sul vuoto, in mezzo alla paura e al dolore di tanti, troppi silenzi…
Anche quest’anno, come ogni anno, accade, come un rito: lo faccio ormai da diversi anni, ed ogni anno credo, spero, che vada diversamente.
Credevo che quest’anno non accadesse, ma la domenica pomeriggio dopo Sanremo, come ogni anno, passo il tempo a piangere a risentire tutte le canzoni del festival, e mi lascio prendere da ricordi e sensazioni che mi portano via e mi distruggono da dentro, dai ricordi che mi ammazzano quando ho urlato mille volte il tuo nome e tu non mi hai mai più sentito, mentre piangevo e soffrivo come un cane perché avrei voluto solamente le tue mani, ma a te non è più importato niente di me, sorda e cieca mentre senti e vedi soltanto te stessa, senza che mai ti fosse importato delle mie esigenze, del mio cuore, dei miei sentimenti, di quello che avevo dentro mentre soffrivo, mentre tu non avevi nessuna remora a farmi soffrire, perché tanto contava solamente te stessa, contava soltanto il tuo egoismo che ci ha distrutti in questa maniera, e ha fatto maledetti coriandoli del mio cuore.
E ci sono momenti, pomeriggi come questo in cui mi manchi da sentire un pugno in mezzo allo stomaco, e vorrei urlare tutto il dolore che sento dentro, amplificato da quello che mi sta accadendo intorno, ma sto lottando per guarire. Sono da solo, solo con me stesso, aiutato, nel mio cammino, dai miei amici che mi ascoltano e stanno ore, di notte, a parlare con me, in macchina, finché non diventa mattino, ma sono solo per la maggior parte di questa sfida, e sto facendo sforzi immensi ed immani per riuscire ad andare avanti nonostante tutto il male che sento dentro, e tutte quelle volte, come questa, che vorrei urlare le lacrime ed il dolore che ho dentro.
Mi sembra quasi di camminare sul vuoto, di camminare su una specie di filo invisibile e precario che, certe volte, camminando sul vuoto, si muove pericolosamente e rischia di farmi cadere giù e farmi male, tantissimo male, forse tanto o anche più di quello che ho provato fino ad ora. Sto facendo di tutto per andare avanti, sto cercando di reagire e guarire da tutto questo inutile silenzio che fa male e ti divora dentro come un chiodo, e lo sto facendo in quel vuoto che mi hai lasciato tu su cui cammino ormai da tanto. Prima o poi, riuscirò a non sentire più questo dolore, e a volte invidio, lo ammetto, la gente come te che riesce ad avere sul proprio cuore un pulsante ON/OFF che, quando decidono, permette loro di spegnere quello che sentono dentro o hanno sentito: noi che amiamo, noi che amiamo davvero, che abbiamo amato veramente, purtroppo, non possiamo sicuramente spegnere i nostri sentimenti così, da un secondo all’altro, perché la sola idea di relegarli ad una lenta agonia che li porti a distruggersi, ci distrugge a nostra volta. Ed è impossibile che non sia così.
Fa male, fa un male che non ti dico, e più passa il tempo e più mi rendo conto che non ho niente da rimproverarmi a fronte dei tuoi comportamenti, che solamente adesso mi rendo conto essere stati errati, al contrario di quegli stupidi sensi di colpa che in tanti hanno cercato di scagliarmi addosso: avere accanto degli amici che ti fanno capire quando sbagli, ma anche quando non hai niente da rimproverarti, è un aiuto estremamente valido ed importante, e questo mi fa molto pensare e riflettere. Nonostante tutto, nonostante tutti, sto cercando di camminare lungo questo vuoto, e qualche volta il filo si scuote ed io rischio di cadere, e piango perché sento addosso tutto il peso e la pressione di questo periodo in particolare, e di questi mesi trascorsi nel dolore e nel silenzio più totale.
Spero di guarire, spero che esista ancora la speranza, spero di strapparti via da me come si strappa via la pelle. Lo spero, lo auspico. Ma non sai quanto cazzo vorrei non doverlo fare.