Questa notte ti ho sognata, e il tuo ritorna maledettamente, prepotentemente, anche contro tutto ciò che vorrei non mi facesse più del male.
Questa notte ti ho sognata. Tu esisti. Maledettamente esisti.
Il dolore sembra non passare mai, esattamente come la presenza di chi cerchiamo di strappare via dalla mente, quando il cuore, imperterrito, seguita ad urlare il suo nome.
E così questa notte ti ho sognata: ricordo che eri in coda, al semaforo, ed io ero a piedi lungo questa strada trafficata. Faceva caldo, era mezzogiorno, e lungo questa strada erano in coda tante persone che conoscevo. Camminando, ti vedevo: stavi giocando con il cellulare, ferma ad attendere che la coda di automobili si muovesse. Io tornavo indietro, ma tu, nonostante il finestrino abbassato, non ti rendevi nemmeno conto della mia presenza. Giravo intorno all’auto, rigiravo, cercavo di attirare la tua attenzione, ma tu, semplicemente, non mi vedevi, come se fossi invisibile. Poi, ad un certo momento, mettevo la mano sul finestrino e ti dicevo: “OH! VUOI REAGIRE? Vuoi guardarmi negli occhi una volta nella tua vita?” E tu restavi a guardarmi, senza dire niente. Ricordo che guidavi un furgoncino bianco, non so il perché.
So soltanto che, dopo che ti ho detto queste parole, sei scesa dall’auto, lasciandola li, e hai cominciato a camminare con me, sul marciapiede. Fino a che non siamo arrivati lungo una strada, un intero quartiere, che neppure conoscevo. Forse un vicolo. Mi hai portato in un posto, sembrava una casa, nuovissima, con delle luci soffuse, dei tavolini, dei divani: ricordo soltanto che quella casa mi sembrava un labirinto, pieno di stanze, di mura, in cui sentivo che mi stavo perdendo. Poi mi sono voltato, e mi sono reso conto che sei scappata via, lasciandomi solo in mezzo a quel labirinto da cui non sono più riuscito a venire fuori: non sapevo dove mi trovavo, non conoscevo quella zona, non conoscevo quel posto. So soltanto che te ne sei andata via. E fuori era diventato buio.
Vorrei soltanto che riuscissi a sentire un millesimo di tutto il dolore che sento dentro, di tutto il male che ho provato in questi mesi, di tutta la sofferenza assurda che ho sentito addosso in questo periodo, e di tutto quel dolore che sento ancora adesso, quando la notte non so più cosa possa significare dormire sereno, felice, senza pensieri, sapendo che l’indomani ti rivedrò, sapendo che l’indomani saremo insieme.
Non lo sai quanto male mi hai fatto e quanto me ne stai facendo. E per quanto io tenti di strappare il tuo ricordo, nel mio cuore esisti. Esisti maledettamente. E l’unica presenza vera che, ormai, mi è rimasta di te, sono le lacrime che ho pianto e che piango nel silenzio della notte, nelle strade buie, la sera, al mattino quando resto a guardare il soffitto.
E la sola cosa che vorrei è non uccidere tutto quello che sento ancora dentro.