La dimensione del dolore da comprendere ed elaborare, specialmente in quei frangenti così difficili di solitudine e totale mancanza di prospettive…
La dimensione del dolore da comprendere ed elaborare, nel silenzio di uno, di mille sabato pomeriggio che non passano più, trascorsi appresso a ricordi e amori finiti ancora prima di nascere, rincorsi tra tante paure, tra tanti ricordi, tra tanti pensieri, tra tanta gente invisibile, tra mille paure e silenzi che ti porti appresso quasi come se non importasse a nessuno… O forse, con la consapevolezza che non importi realmente e fattivamente a nessuno…
E’ triste pensare che certi addii fanno male, ti fanno ancora più male se guardi te stesso nella dimensione di un tempo che è cambiato mentre tutto è rimasto allo stesso modo nel dolore che senti, in tutto quell’amore che volevi dare ad una donna, per costruire nuova vita, per costruire un futuro insieme, un tempo insieme, un progetto insieme, che, invece, è andato a disperdersi come la polvere nel cielo, come l’alba di fronte al mare, che sembra meravigliosa ma passa immediatamente.
Ecco: certe emozioni sono così, ti danno solamente il tempo di illuderti, di pensare che sarebbe stata diversa, che sarebbe andato tutto diversamente da così, ma ti ritrovi sempre con la sabbia tra le dita, con un grande niente che ti pervade, che ti lascia così insensibile al dolore da non sentire più niente, da non poter più permettere a qualsiasi dolore inferto dagli altri di trovare ancora spazio sensibile su ogni centimetro dei tuoi pensieri e dei tuoi silenzi.
Ad un certo istante, non ti rimane altro che restare ad osservare il vuoto ed il silenzio, sperando che cambi qualcosa che, di fatto, non cambia mai davvero: ti illudi che sia la volta giusta, ma è sempre quella sbagliata e pronta a farti del male. Ancora una volta.